Santa Maria Maddalena, Uras

Restauro altare presbiterio della Chiesa di S. Maria Maddalena a Uras

  • Data: dal 04/07/2002 al24/09/2003
  • Cliente: Parrocchia di S. M. Maddalena
  • Intervento: restauro altare presbiterio

Santa Maria Maddalena

Anticamente Uras aveva cinque chiese:
• San Salvatore
• Santa Maria Odighitria
• San Teodoro
• Sant’Antonio
• Santa Maria Maddalena

La chiesa campestre di San Salvatore è situata nel luogo dove Leonardo Alagon riportò la vittoria contro gli Aragonesi del vicerè Carroz il 14 aprile 1470.

    Delle chiese di Santa Maria di Odighitria e di San Teodoro non si ha più traccia ma, secondo alcune testimonianze, la prima sorgeva a nord del paese, mentre la seconda era situata a sud, lungo il rio Thamis.
    Fino al 1648 gli adulti venivano seppelliti nel cimitero adiacente alla chiesa di Santa Maria Maddalena e i bambini in quello contiguo alla chiesa di San Teodoro. Da quella data il cimitero fu trasferito presso la Chiesa di Sant’Antonio (edificata intorno al secolo XVI) e vi rimase fino al 31 marzo 1931 quando il rettore Angelo Ghiani inaugurò l’attuale camposanto.
    La chiesa parrocchiale di Santa Maria Maddalena fu costruita in stile romanico barocco, e in più grandi proporzioni, sui quella preesistente, nell’anno 1664.
    Dalla Relazione storico artistica , acclusa al progetto di restauro e ricavata dalle Memorie e statistiche della diocesi di Ales, manoscritte, compilate in occasione del giubileo del vescovo Emanueli nel 1936, veniamo a sapere che tali lavori furono eseguiti dai muratori Angelo Rublu e Sebastiano Mascia di Samatzai, ed erano ancora in corso nel 1672 quando lo stesso Sebastiano Mascia riceveva il 25 Settembre 426 lire sarde «in acconto di quanto gli si deve dare per la fabbrica della chiesa secondo i patti».
    Anche il canonico Tomasi riporta molti particolari interessanti nelle Memorie del passato (“Nuovo Cammino”, 19 marzo 1961): apprendiamo da lui che il 12 giugno 1682 fu stipulato in Uras un altro contratto con il mastro Giuseppe Landiri di Cagliari che prevedeva la Costruzione dell’ultimo tratto della chiesa parrocchiale, a ponente, e l’ultimazione della facciata con «tre finestre, come quella di Cagliari». L’opera costo 500 lire in denaro, 60 starelli di grano e sei mallorus, vitelli di due anni.
    L’accordo fu firmato davanti al notaio Pietro Gintilla, al rettore Taris e al procuratore Gian Gavino Marchias. I testimoni, ambedue di Uras, furono Giovanni Concas e Geremia Batò. Nel 1715 si realizzò la facciata con mastro Antonio Onida di Uras e mastro Pietro Onnis, che si servirono delle pietre fornite da certi Salvatore Pilloni di Cagliari e Sisinnio Uras di Sardara. Il falegname mastr’Antioco Pala preparò la macchina che doveva sollevare le pietre lavorate sino all’impalcatura.
    La porta maggiore fu eseguita per 163 lire e 9 soldi con legname di Aritzo dai falegnami Sebastiano Frau, Giuseppe Cocco e Diego Meloni, anch’essi di Aritzo. I ferrami vennero forniti dai fabbri Pietro Zachello e Demetrio Fanari. Tomasi ha raccolto notizie anche sui lavori degli anni successivi (“Nuovo Cammino”, 18 giugno 1963): «Nel 1722 è di nuovo tutto un fervore di attività nelle cave di pietra, per costruire la parte di chiesa che forma il coro e la sagrestia.
    L’impresario e il muratore mastro Efisio Mura di Sardara che condusse i lavori fino alla totale sistemazione del pavimento, arricchendolo di un grande numero di tombini per seppellimenti, e pianellandolo con lastre di pietra. «Ciò fu eseguito nell’anno 1724, mastro Giovann’Antonio Roger furono pagati 60 scudi per gradini di marmo e palliotto dell’altar maggiore e per la pila dell’acqua benedetta.

    Ecco alcuni Progetti

    Santa Maria Novella, Firenze

    Disinfestazione di superficie lapidea attaccata da agenti biodeteriogeni, microflora e deiezioni animali, puliture con impacchi consolidamento del marmo, microstuccature il tutto restaurato a perfetta regola d’arte.

    Altare Martino, Duomo Cagliari

    Nel Duomo di Cagliari nella parete in fondo si trova l’imponente Mausoleo di Martino I il Giovane, un monumento funebre dedicato a Martino I di Sicilia. Lo abbiamo riportato alla sua originale bellezza e curato la messa in sicurezza.

    Portale Cattedrale, Oristano

    L’arcivescovo Ignazio Sanna dopo 9 anni di decisioni nel 2015 decide di compiere i lavori di adeguamento liturgico con il posizionamento della nuova mensa e il nuovo ambone in marmo bianco e rosso di tipo Michelangelo.

    Desogus restauri, marmo, legno, pitture, adeguamenti liturgici

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